Genere: folk-rock, blues
L'arte è quella classica di un cantastorie che ha sempre contemplato l'America ed i suoi ideali in modo critico, preferendo raccontare la cosiddetta "wrong side" dell'immaginario a stelle e strisce attraverso ballate dolenti e cavalcate elettriche.
Poca tecnologia e nessun controllo maniacale di centinaia di effetti, per dodici tracce che assimilano definitivamente le lezioni folk-rock dei Byrds, parti di blues dolente, suoni facili e voce calibrata a ricordarci che siamo pur sempre in Italia.
La band accompagna una troppo appassionata e poco sporca chitarra, con Davide Marcone che scandisce tempi semplici ma con grande precisione, Claudio Carluccio, al basso, ha dalla sua un suono caldo, uniforme e pieno, e Paolo Messere che è un "mediano", fa un lavoro oscuro ma fondamentale.
Si parte con l'incedere caracollante di My will to live, l'orecchiabile e briosa A part of happiness, two parts of whiskey, l’intima My mother, solo voce e chitarra acustica, e si prosegue con la dolce She, classica ed elegante ballata folk-rock. Più avanti compare una spensierata Sing with me che ricorda strade polverose e noncuranti corse in macchina, ed una lineare e comprensibile chitarra che introduce il lento e viscerale blues di Red river.
Un disco che ricorda un Tom Waits senza la sua voce devastata dall’alcol, Johnny Cash sprovvisto di stimolanti e anfetamine o un Neil Young privato delle migliori droghe.
Clov
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