lunedì 11 novembre 2013

Storia di una recensione mai scritta: "Aspettando i barbari" dei Massimo Volume


Da alcuni giorni il mio amico Piero continua a sollecitarmi affinchè io scriva una recensione dell'ultimo disco dei Massimo Volume. É molto difficile dire qualcosa che non sia stato già detto di «Aspettando i barbari». Proverò a prenderla, come si suol dire, per la tangente, provando a sviluppare un altro tipo di ragionamento intorno all'album e al coro di consensi pressocchè unanime che ha accompagnato la sua uscita.

I Massimo Volume si sono riuniti casualmente al Traffic di Torino nel luglio del 2008. Il loro live è stato accolto con grande calore dai presenti, tra i quattro rinasce l'amore e la voglia di suonare ancora insieme, decidono di organizzare un tour con l'aiuto del promoter dell'Estragon. Passano quindi gli ultimi mesi del 2008 e buona parte del 2009 a girare per l'Italia, provando un'operazione revival che non desta i risultati sperati. Al Kismet di Bari eravamo in cento, scarsi, ad accogliere il ritorno sulle scene di una delle più grandi band italiane della storia. Ma questa è una reunion vera, non ci troviamo di fronte ai soliti quattro mestieranti a fine carriera che vogliono raccattare ancora gli ultimi spiccioli sulla scia delle glorie passate. I Massimo Volume tornano con un nuovo album nel 2010, «Cattive Abitudini». Un album ottimo, sincero, registrato completamente in analogico e in presa diretta, come si usava una volta. Un album che non fa impazzire la critica. Ondarock lo bolla con un 6, altri siti gli danno 6,5, qualcuno anche 5. Il tour di supporto alterna momenti di grande pathos (i concerti al Rivolta per la Tempesta) a belle parentesi di periferia (live all'Oasi San Martino di Acquaviva delle Fonti), o addirittura agresti, come il concerto a Frigento, in provincia di Avellino, nell'estate del 2011 di fronte a cinquanta astanti in piena campagna.

Quell'anno gestivo la programmazione artistica di un centro sociale a Bari, vedendo che si prestavano a suonare anche in situazioni improbabili per una band del loro livello, provai a contattarli per un live. Risposero alla mail chiedendo 1200 euro di cachet e quattro stanze doppie con vitto. Se considerate che gruppi come Lo Stato Sociale prendono più di 2000 euro, e band come i Gazebo Penguins viaggiano sulle 800, vi renderete facilmente conto come solo nel 2011 la leggenda dei Massimo Volume fosse per lo meno appannata, nonostante la reunion e l'iperattività live della band.

A un certo punto comincia a cambiare qualcosa. Nel 2011 vincono il premio di disco dell'anno al MEI con «Cattive Abitudini». Nello stesso anno esce un ottimo split album con i Bachi da Pietra. Il concerti diventano più sporadici, ma sempre più partecipati. I Massimo Volume diventano il gruppo di punta della Tempesta Dischi, l'etichetta più in vista dei giorni nostri. I Massimo Volume mettono in cantiere un nuovo album nel 2013 che sarà sicuramente un successo. Tutti lo sanno. «Aspettando i barbari» era il disco più atteso già dal momento in cui è stato annunciato.  «Aspettando i barbari» è uscito a inizio novembre accolto dallo streaming integrale su Repubblica XL, da recensioni entusiaste, da orde di fans che si contendevano le copie limitate a suon di acquisti online. Il video del singolo «La Cena» è uscito addirittura sul sito di Repubblica.it in anteprima. Di recente è stato ristampato, per la prima volta in vinile, «Lungo i bordi».

Allora parliamoci chiaro. «Aspettando i barbari» è un signor disco. I Massimo Volume sono una grande band e meritano tutta l'attenzione che stanno avendo in questo momento. Resta evidente che nella loro «seconda» carriera, ossia dal giorno della reunion, qualcosa è cambiato verso la fine del 2011. A vederla così, dall'esterno, si potrebbe trarre la conclusione che questa band ha avuto la forza di ripartire la propria carriera da livelli più bassi fino a farsi riaccettare nel gotha della musica indie italiana. In pratica una seconda gavetta. A dare credito ad alcune malelingue, tra cui quelle dello stesso Umberto Palazzo, ex membro fondatore sbattuto fuori dal progetto alla vigilia dell'esordio discografico di «Stanze», in Italia ogni anno qualcuno decide quali sono i dischi che devono andare sei mesi prima che questi escano. E probabilmente «Aspettando i barbari» era tra questi. Palazzo dice che i promoters sanno quali gruppi faranno i pienoni ai concerti sei mesi prima che parta il tour. Palazzo è un promoter egli stesso, e guarda caso ha riesumato il «Santo Niente» dopo sei anni di assenza, per uscire a fine ottobre con «Mare Tranquillitatis», pochi giorni prima dell'uscita di «Aspettando i barbari». L'ex leader fondatore dei Massimo Volume che esce in contemporanea alla sua ex band, non era una cattiva idea. Purtroppo per lui l'effetto traino non ha sortito l'esito sperato, visto che i «Santo Niente» non sono riusciti nemmeno a partire con il tour a supporto del disco.

Detto ciò, al momento, mi sento abbastanza spiazzato a parlare dei Massimo Volume oggi, undicinovembreduemilatredici. Perchè io facevo parte di quei pochi stronzi che andavano ai loro primi concerti del 2008, quando nessuno se ne fregava niente della loro reunion e adesso mi trovo circondato di ragazzi e ragazze che sanno a memoria tutti i testi e che si preparano a fare sold out ai loro prossimi concerti. Mi rendo conto che è un problema mio, ma sento di aver perso quella dimensione intima, di nicchia, che mi legava a quella band. E questo mi impedisce di ascoltare il disco in maniera onesta, per cui no, non scriverò la recensione di «Aspetando i barbari». 
Sono una brutta persona. Lo so.

Gargaroz