martedì 31 gennaio 2012

Walking the cow – Monsters are easy to draw

Etichetta: White birch records
Genere: folktronica, acid folk

In bilico tra elettronica e acustica, tra atmosfere delicate e ritmi dance i WTC confezionano il loro primo album (dopo l’Ep Gengis Kahn Vs Sarah Cat, Les diks qui sautent 2007) con passione e tanta cura.
Armonie semplici e funzionali, melodie piacevoli, una voce ben dosata, arrangiamenti eleganti e mai sopra le righe compongono un insieme attraente, decisamente pop ma con sonorità  bizzarre.
Le iniziali Summer dress e Ducks & drakes sono brani incredibilmente orecchiabili e ricchi di sonorità accattivanti che riescono a piacere in modo morboso. In Rorschach hands, la title track o la successiva Jesus (buy some porn), viene fuori l’esperienza dei vari musicisti nei più svariati generi stilistici, assorbendo quanto di meglio erano riusciti a produrre con i precedenti progetti (Pentolino’s Orchestra e Mirabilia) trovandosi a loro agio sia con strumenti acustici che, con altrettanta proprietà, con apparecchiature elettroniche.
Una musicalità decisa che non cade nella tentazione d'eccessivi concettualismi, grazie a un approccio certamente pop ma mai banale, indulgendo lievemente in intrecci ambientali e folktronici (Barry, Grandchildren are weird). Genuine astrazioni melodiche, trasalimenti che sembrano sgorgare spontanei, voce ammaliante ed inquieta della chanteuse italo-americana Michelle Davis (alla quale viene lasciata quasi in toto la scrittura dei testi) e raffinati sperimentalismi elettroacustici per un album di gran fascino ed accessibile a molti.
Ed è con Sweetheart che arriviamo alla fine di poco più di trentacinque minuti volati d’un fiato.

www.walkingthecow.it 

giovedì 19 gennaio 2012

Mattia Coletti – The land


Etichetta: BloodySound records, Wallace records, Town Tone
Genere: avant-folk, ritual blues

Ai meno distratti la discografia di questo artista non sarà di certo sfuggita. Io ho dovuto recuperare di corsa dopo il folle innamoramento del suo penultimo disco (Pantagruele, Wallace records e Town Tone, 2008).
Un suono inconfondibile in questo quarto disco solista, che quando lo senti sai che può essere solo il suo, eppure ti accorgi che non è mai uguale a se stesso, come il canto che, quando c’è, è quasi sempre sussurrato. Per questo un album di Mattia Coletti vale sempre almeno un ascolto a priori, per capire se vale anche tanti ascolti ripetuti, o se questi sono necessari per capire cosa i pezzi vogliano dirci.
Quest’ultimo album segue l’umore musicale dei suoi precedenti lavori, con particolari guizzi emozionali, maturità ed equilibrio tra i vari elementi che da sempre affollano i brani di Coletti (inutile segnalarne qualcuno, sono tutti molto belli), ben calibrato nei suoni e nel concept.
The land in sostanza viaggia tra realtà e immaginazione, a mezz’aria tra terra e cielo, concreto e astratto, terre lontane e senza tempo, in un gioco di contrasti e suggestioni.
Un disco metropolitano. Senza il grigiore della metropoli.


martedì 10 gennaio 2012

Yumma-re – Eden remix


Etichetta: Monochrome
Genere: dub, reggae

Regae music (nel senso più onesto del termine) che si incontra con l’elettronica, un’intelligente lettura del dub, con testi genialmente antimilitaristici: questa la cifra stilistica degli Yumma-re.
La band è attiva dal 1996 e dopo numerosi lavori e concerti, nel 2009 pubblicano Eden, disco che riscuote un grande successo dalla critica specializzata e dal pubblico, e proprio da quest’ultimo lavoro hanno deciso di estrarre tre brani per questo remix, affidato alle sapienti mani del dj “Progetto Fahrenheit”.
In un periodo in cui parlare di reggae è molto fastidioso (a partire dalla derive omofobiche e relative polemiche, a finire alla deviazione troppo commerciale che il genere ha preso in questi anni) questo disco arriva a mettere pace.
Il materiale di base di queste poche tracce è variopinto e resistente, liriche che parlano di libertà, scenari a tratti ampi a volte minimalisti. Gli “accessori” invece provengono dall’intervento di vari musicisti: la tromba di Umberto Nobile, la chitarra di Mario Buoninfante, le tastiere di Luigi Nobile e soprattutto la voce di Angela Barone (e tanto altro ancora).
Un disco breve ma seducente, andatevi a trovare la versione “originale”.