venerdì 25 febbraio 2011

Kipple – The magical tree and the land of plenty


Etichetta: I dischi del minollo
Genere: elettronica, shoegaze

A un primo ascolto The magical tree and the land of plenty potrebbe quasi sembrare  l’ultimo disco dei Sigur Rós in seguito alla svolta più pop operata dal gruppo islandese.
Logico e coerente, pop etereo, visionario e onirico, le loro sembrano a tutti gli effetti "canzoni" regolari, ma è un sound che scorre via fluido, libero, leggerissimo, che si libra in voli estatici, con un canto semplicemente indescrivibile.
Infatti a contare, più delle singole canzoni, è l'impatto emotivo di suoni tanto puri, aerei e cristallini, libertà totale, musica svincolata da qualsiasi impedimento metrico e armonico.
Elettronica distillata con sapienza da manuale (Ex boyfriend, On cloud nine), suoni tenebrosi e claustrofobici (Before heroine), raffinati giochi di pieni e di vuoti (Fisting, Brandon) e una manciata di altri brani che compongono un disco con un corpo solido, ma che scivola via liquido e suadente.

Clov

lunedì 21 febbraio 2011

Animation – Asiento


Etichetta: RareNoise records
Genere: jazz, elettronica

In casi come questo sarebbe opportuno scomodare la definizione di super-gruppo, dato che la band in questione è formata dal sassofonista Bob Belden, Tim Hagans alla tromba, Scott Kinsey alle tastiere, il bassista Matt Garrison, Guy Licata alla batteria e le architetture elettroniche e spigolose di Dj Logie.
E cosa possono fare musicisti di questo calibro quando si incontrano? Semplice, prendere uno dei più bei dischi di Miles Davis, Bitches brew, e farlo oscillare con cura in un perfetto equilibrio tra analogico e digitale, tra musica suonata e campionamenti, mantenendo le inconfondibili atmosfere soffuse e malinconiche di Davis e innestandoci sopra distorte visioni lisergiche.
Gli Animation utilizzano in maniera sapiente tutti gli strumenti a loro disposizione, con grande esperienza timbrica e molta attenzione alla purezza e alla trasparenza del suono: fraseggi fluidi, pieni di tatto, riescono a rendere lievi, ariosi e naturali anche arrangiamenti non sempre semplicissimi.
Sei tracce che rappresentano la diretta connessione della band con il grande jazz, il tutto registrato durante un live alla BBC.
Se vivessi negli Stati Uniti, dopo questo live forse una televisione me la sarei comprata, ma purtroppo sono in Italia e Sanremo non lo sopporto più da anni.

Clov

domenica 20 febbraio 2011

OneFuckOne – We’ll be men once more


Etichetta: BloodySound fucktory
Genere: elettronica, post industrial

Dietro la sigla OneFuckOne si nascondono Luca Giommi, qua impegnato alle voci, e David Starr, cui spetta di confezionare il tappeto sonoro sintetico che caratterizza questo loro primo lavoro.
We’ll be men once more è un disco ansiogeno, sintetico come gli anni 80 cui si ispira, buio e spettrale. Colonna sonora ideale di un qualche film da post-apocalisse, teso a muoversi tra cupezza Nick Cave, momenti di algida violenza che guardano all’industrial e ago della bilancia sempre spostato verso il lato oscuro.
Colgono il centro del bersaglio per lunghi tratti del disco, sciorinando mantra paranoici e sperimentazioni rigorosamente elettroniche di marca Suicide. Piacciono su tutte Turning clocks back, lodevole esperimento di electro-garage, e Counted out, vero e proprio mantra demoniaco incompromissorio, un po’ meno l’electro-core di Crimes of the future in the past, ma sono dettagli per un lavoro che va assorbito nella sua paranoide e ansiogena interezza.

www.myspace.com/onefuckone
Carlo Ace Venturini

giovedì 17 febbraio 2011

Owls – The night stays


Etichetta: RareNoise records
Genere: new wave, post punk, elettronica

L'incredibile connubio di elettronica dalle atmosfere fumose, arpeggi concentrati e schietti di chitarra e di una voce sofferta, dà vita ad una serie di pezzi permeati da climi ipnotici, corposità monolitiche del suono, inquietudine urbana.
The night stays è un caleidoscopio di stili e musiche derivanti dalla new wave, estremamente sfaccettato e ricco di spunti.
La title track è una meravigliosa suite lunare, Come back è ossessiva e sfibrante, Idiot’s waltz è una cavalcata elettrica dalle cadenze blues, mentre I am conduce l'ascoltatore lungo un sentiero tortuoso. La voce di Tony Wakeford può considerarsi una variante "sofisticata" del recitato perverso di Lou Reed e l’elettronica di Bernocchi e Fornasari è una splendida impennata pseudo-musicale, sempre perfettamente in bilico tra sequenze concrete e disastrosi rumori.
Sono folgorazioni di un rock vibrante e lirico, che sa trasmettere al contempo scosse di nevrosi e un senso di rassegnata desolazione.

Clov

mercoledì 16 febbraio 2011

Glitterball – We couldn’t have dreamed it


Etichetta: Seahorse Recordings
Genere: synth-pop

I Glitterball sono un minestrone portentoso che inghiotte lo scibile pop di trent’anni fa, si fa accarezzare dall’elettronica e dal synth-pop, alchimie di psichedelica e alcune caramelle pop-funk, per un disco fedele alla cara vecchia arte dell’easy listening.
Pop scintillante, biodegradabile, prodotto per piacere, possibilmente a tutti.
Un album vivo e dinamico, pulsante. We couldn’t have dreamed it mescola raffinate ricerche sulla canzone pop, flirtando con il coevo glam ed una strana parte della musica dance dagli anni 70 ad oggi (During an easy conversation, Monday to Friday, I don’t wanna go to work).
L’after-punk elettronico la fa da padrona in Noise into my head, per poi proseguire con Ab ed i riff hard-rockeggianti di kinksiana memoria di Nerd, da cui si esce con giramenti di testa e arti in automatico movimento.
All’improvviso l’aria si è riempita di stravaganza pacchiana.

Clov