domenica 17 luglio 2011

Toys eaters – Toys eaters


Etichetta: autoprodotto
Genere: noise, tribal-core

A due anni dall’uscita di Television a firma Crazy children, torna questo claustrofobico e ossessionante duo abruzzese, con un omonimo ep figlio del rumore e del più radicale terrorismo sonoro.
Questo ritorno è ancora più apocalittico del disco precedente e, seguendo la prassi della “non-musicalità”, tentano di sperimentare in direzioni diverse cercando nel contempo di dare unitarietà tematica e sonora.
Si parte con Lust run una martellante danza tribale, scarnificata, epilettica, una sorta di sabba domestico, Loooop, senza l’orpello della voce umana, è invece giocato sui silenzi e sulla suspance.
Il resto prosegue cavalcando rumori stridenti, battiti metallici e rombi minacciosi, stranianti canzonette straziate da rumori esterni (Mr.Kit, Can you play).
Alla fine compare una struttura melodica e armonica (Oblio) che per i Toys eaters sembrava essere impossibile, ma lo fanno a modo loro, come nessun altro potrebbe mai pensare e permettersi di fare.

Clov

giovedì 14 luglio 2011

Nouer – Love revolution


Etichetta: Subcava sonora
Genere: alternative rock

Già dal primo ascolto si colgono i pregi e i limiti di questo ep, quelli propri di quando si vuole fare tutto ciò che ci si sente, senza voler centellinare per capire come operare al meglio.
Il punto di forza più importante, senza il quale l'ascolto risulterebbe irrimediabilmente pesante, è la varietà musicale affrontata dai Nouer. Infatti, il quartetto campano mescola bene, accanto a brevi e potenti scariche di elettricità rock, strumenti più folkeggianti come una fisarmonica (Picnic), alla leggerezza data dall'intervento di suoni sintetici (Love revolution).
Melodie chiuse, assimilabili solo dopo ascolti ripetuti e approfonditi però, sono sicuramente di meno di quelle immediate che si lasciano cantare e fischiettare facilmente, in un riuscito amalgama tra quelle sonorità sporche e la rigidità metrica di una lingua che, si dice da sempre, col rock and roll non riesce proprio ad andare d’accordo, facendo sì che il lavoro fatto in studio lamenti una sorta di piccolo iato diffuso che pervade il grosso dei brani e che per il momento mette un freno all'esplosione.
Un po’ più di energia pura e teatralità esasperata, per fan e ascoltatori d'occasione, non sarebbe male. 
Detto questo, Love revolution è un buon ep, ben confezionato e di sostanza.

Clov

domenica 10 luglio 2011

I Valium – La maledizione sta per arrivare


Etichetta: Alkemist fanatix europe, Warner chappell music
Genere: punk-rock, garage-rock, art-rock

I Valium: l’orecchiabilità più classicamente rock mista a veri e propri dejà vu musicali.
In questo primo disco ufficiale a farla da padrona sono i testi danzanti sulla musica, chiasso geometrizzato, un suono non tanto lontano dal puro schitarrare.
La ricerca dell'impatto immediato resta prerogativa indefettibile di questi damerini cool con una fresca verve garage-punk-rock: la coralità nell'uso delle voci, il passo danzereccio e deliziose intrusioni elettroniche (L’infedele, Lucienne, Amen), qualche ritornello canterino e un paio di hit messe qua e là a catturare l'attenzione anche dei più distratti, che poi sono quelli che si ritrovano a fischiettare il pezzo sovrappensiero sotto la doccia (The boys dig the boys, Elizabeth).
I limiti della formula emergono solo alla lunga. Dopo qualche ascolto, infatti, ci si rende conto della ripetizione di loro stessi brani precedenti, con pezzi che hanno un che di precotto, pretenzioso, un emo-core dalla spiccata enfasi giovanilistica (Babilonia, L’arte di schiodare le stelle dal cielo).
Un prodotto assai ruffiano, e starà a voi decidere quale accezione dare a questo termine.

Clov

giovedì 7 luglio 2011

Amycanbe – The world is round


Etichetta: Open productions
Genere: elettronica, alternative rock

Un disco breve - quattordici minuti - ma densissimo, per un’elettronica melodica che percorre sotterraneamente la colonna vertebrale di pochi brani: cinque per la precisione.
The world is round (nome preso in prestito da una favola della scrittrice e poetessa americana Gertrude Stein) è un campionario di sonorità intriganti e sofisticate, melodie che tessono un tappeto sonoro variopinto e incantevole, dando all'ascoltatore l'idea di fluttuare in spazi immensi.
Suggestioni eteree e metafisiche suggerite dall’apertura di piano di Round and round, per poi poggiarsi sulla liquida e rarefatta Rose is a rose, con un canto in bella evidenza e la minimale, ma estremamente efficace, elettronica.
Le successive Blue mountain e Climbing hanno un senso di avvolgimento e calore che sfiora la perfezione attraverso il canto sinuoso di Francesca Amati che si pone da contraltare rispetto alla struttura, creando un perfetto incrocio tra calore e distacco, fino ad arrivare ad Everywhere, finale liberatorio che piano piano esplode e piano piano si riaddormenta convulsamente.
Un disco con una grande omogeneità, sotto la quale si nascondono soluzioni non facilmente catturabili ad un primo ascolto.
Gustiamoci questo Ep e restiamo in attesa di Mountain whale, nuovo full length di questa band romagnola.

Clov

lunedì 4 luglio 2011

Vandemars – Blaze


Etichetta: autoprodotto
Genere: alternative rock

I Vandemars propongono un ibrido tra melodie pop e i ritmi frenetici del rock, non appartenendo ad un genere musicale prestabilito, ma richiamando, al tempo stesso, i vocalizzi acrobatici che si inerpicano su un muro di chitarre dissonanti, che ricordano i tempi migliori degli irlandesi Cranberries, puro rock sognante alla Bjork, con tutti i suoi sentimenti ed umori più tormentati, e quella sorta di commistione tra recitazione free form e musica, tipica di Patti Smith.
Blaze vede la partecipazione artistica di Stefano Bechini e Paolo Benvegnù, per una line-up di qualità, cui si aggiunge un accurato lavoro in sala di registrazione, all’Entropya Studio di Gabriele Ballabio. Basta ascoltare l’iniziale My cage o L.L., e le successive Come out e Send it per farsi un’idea.
Come già detto dunque, grande rock e potenza di chitarre scivolano feroci addosso durante l’ascolto, ma non solo. Tra i dodici brani sono presenti anche una manciata di ballate tenere e intense, come l'intimista Victim la dolcissima Tic tac e la toccante Naked and pure, dove la voce è bella e potente, con un inizio malinconico che sul finale, al massimo, ringhia.
Ma anche invettive rock di straordinaria vacuità che incespicano su un pop retrivo, dove il gruppo resta sullo sfondo, assecondando il canto della sua musa (A circle for me, It’s mine it’s yours, One of your dreams), che finiscono per appesantire quello che poteva essere un ottimo disco.

Clov