Genere: new jazz
Il sound prodotto da Giorgio Li Calzi e company travalica il concetto di jazz che si rivela limitativo nel loro caso.
Da un lato troviamo un certo “decostruttivismo” dello storico genere e di artisti come Coltrane, Davis o Gene Ammons, con brani come Orinonauta, l’oppiacea Eyes wide open (con la talentuosa Hayley Alker) e l’informale 24h psychosis; dall’altro iniettano nella matrice nera del jazz, alcolizzati ed onirici umori esistenziali di bianchi alla deriva, mutandone la forma per fatale inerzia e trasfigurando le trame originarie (Poesia in forma di prosa, Madonna delle lamiere).
Giorgio Li Calzi, al suo ottavo lavoro, rinuncia a deflagrazioni soniche ed urgenza ritmica, per dar vita ad un new jazz decelerato ed inquietante in cui sono gli obliqui téte-a-téte della sua tromba con le chitarre di Roberto Cecchetto e Matteo Salvadori, e le varie voci che si alternano in questo disco, a farla da padrone.
Per innovatività e bellezza resta uno dei più bei dischi di new jazz dell’anno. Imprevedibile.
Clov
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