giovedì 29 marzo 2012

Melampus – S/t

Etichetta: autoprodotto
Genere: alternative rock

I Melampus provengono da due lavori completamente distinti: Francesca Pizzo, qui alla voce e la chitarra, bassista di Nel Dubbio, e Gelo batterista dei Buzz Aldrin, abbiate cuore di ascoltare anche questi progetti se non sapete chi sono.
Con questo Ep grezzo e scarno, da intendere nel senso più a favore dell’onestà del gruppo e del suo suono squisitamente ruvido, il duo bolognese ricorda a tratti una incazzatissima Pj Harvey , a volte la timidezza acustica di Laura Veirs. Nervose incursioni elettriche (15 feet, 372) variano su spunti intimisti e soffici (Thirst) che auspicano un ritorno a vellutate e forse più congeniali morbidezze (Double room).
Questo Ep è una spoglia linearità nella quale i Melampus dimostrano di trovarsi a proprio agio, un’ottima forma di livello di scrittura e melodia.

venerdì 16 marzo 2012

Lorenzo Feliciati – Frequent flyer


Etichetta: Rarenoise records
Genere: jazz

Musicista  versatile e incredibilmente creativo che qui collabora insieme a prestigiosi ospiti internazionali, tutti rapiti dal fascino del suo sound suggestivo e sgangherato, tra jazz avanguardistico e scontro di elementi prog.
Tanto per fare qualche nome, ci sono Pat Mastelotto, batterista dei King Crimson, di cui Feliciati propone una stupenda cover (Thela hun ginjeet), Cuong  Vu cantante e trombettista vietnamita, Dj Skizo e ancora grandi esponenti del jazz italiano come Pier Paolo Ferroni, Stefano Bagnoli, Aidan Zammit e molti altri.
Feliciati rivela nel suo stile una personalità davvero spiccata: all’occorrenza improvvisatore sciolto, il bassista evidenzia anche una vena allucinata di maniera e gran fascino, utilizzando in maniera pertinente tutti gli strumenti a cui si alterna (basso, chitarra e tastiera).
Gli arrangiamenti e l’ascolto dell’intero disco non sono sempre semplicissimi, se non avete mai ascoltato Jaco Pastorius, ad esempio, non avvicinatevi nemmeno a questo disco. In caso contrario la lucidità del fraseggio, l’eleganza e la limpidezza del sound, non potranno che stupirvi.

martedì 13 marzo 2012

Ilenia Volpe – Radical chic un cazzo

Etichetta: Discodada records
Genere: rock

Un album sospeso nell’alternanza di momenti intimisti e altri, più numerosi, costruiti sul materiale sonoro, sulle chitarre distorte e la voce graffiante, anziché sulla tensione dell’emozione.
Nel disco della cantautrice romana ci trovi un suono sporco, saturo nelle chitarre, crudo e semplice nelle ritmiche, denso e sanguigno nel mischiare batteria, basso e urla dall’apparente incertezza sonora (Gli incubi di un tubetto di crema arancione, Indicazioni per il centro commerciale). Ma in Radical chic un cazzo ci trovi anche la pacatezza ipnotica della psichedelia, l’energia del rock’n’roll, la grinta dell’attitudine punk, l’impeto hardcore e sputi decisamente pop (La mia professoressa di italiano, Mondo indistruttibile, Fiction).
A soddisfare le aspettative, pezzi come Prendendo un caffè con Mozart e La croci-finzione, la bellissima cover di Direzioni diverse del Teatro degli orrori, o la strumentale Il giorno della neve, per un album di debutto che dimostra un livello di maturità e consapevolezza già alto.
Certo, non si inventa niente di nuovo, anzi, si pesca per tutte le undici tracce nel calderone strapieno di vecchie idee, una rivincita delle Riot grrrl potremmo dire, ma se si dovesse chiedere ad ogni musicista di inventare ogni volta qualcosina di nuovo, allora stiamo freschi. Un album al di sopra della media comunque.
Quindi godiamoci questi strilli acuti che partono da un punto imprecisato dello stereo e magari iniziamo a sperare che anche l’Italia abbia trovato la sua Mia Zapata. Certo, è ancora presto per dirlo, ma la strada è stata imboccata per bene.

domenica 4 marzo 2012

Salomè Lego Playset - So much was lost in the process of becoming

Etichetta: Spettro rec
Genere: post-rock, sperimentale

Questo terzo cd ad opera del quartetto bolognese è denso di sensazioni e immagini, di tende che lasciano filtrare il pianto di qualcuno, gemiti di dolore, oppure voci che sussurrano frasi in tono calmo e tecnico diventando, a volte, secche come ordini rapidi e precisi.
I SLP sono di Bologna dunque, così come la Spettro Rec, etichetta Diy attiva da un annetto a questa parte che, stando al loro manifesto, sono “determinati a creare una modalità distributiva per i propri lavori musicali e artistici, che nessuno ha voluto ascoltare”. Un altro bel nome nell’underground italiano insomma, nato per dare/fare musica per chi ne possa trarre un qualsivoglia giovamento, fuori dalle logiche del mercato: “il suono che proponiamo è quello che producono le persone, e non il denaro”, dicono.
Tornando a noi, il disco si sviluppa attraverso brani lunghi e avvolgenti, tutti strumentali escluse l'incantevole Heimarmene e la quasi schizofrenica Il Deserto e le fortezze per poi tornare sulla tenue ninnananna di The fountain e la lunghissima Dolce mattatoio (altro brano cantato) con la sua lenta, inesorabile discesa verso un abisso di silenzio. Menzione a parte merita l’affollata, complessa e fantasiosa Humanity and paper balloons, forse il mio pezzo preferito.
Quello che non è cambiato, e che anzi è migliorato dal precedente Contre la vie, contre la morte, è la straordinaria capacità del quartetto di dipingere atmosfere incredibilmente suggestive, soffuse e rarefatte, la capacità di rendere visibili rari passanti in giro, in cerca di colore, curvi sotto la pioggia, sanguinando da ferite invisibili. All’improvviso parte un sassofono, note che spezzano l’oscurità, assolute nella loro dissonanza, inconciliabili.
Sette tracce per una durata di 54 minuti per una musica che dietro un'apparente ingenuità nasconde una sofisticata ricerca sonora.