mercoledì 28 settembre 2011

Montezuma – Di nuovo lontano


Etichetta: I dischi dell’apocalisse, Dicks&Decks, Onlyfuckingnoise rec, Mukkake agency
Genere: post-rock, post hardcore

Una tecnica strumentale eccezionale che permette di concepire pezzi estremamente vari, articolati e complessi, in cui si rincorrono cambi di tempo, frammenti di melodia, accelerazioni e rallentamenti.
La lunga apertura di L’alba di Marrakech è un gioco di rallentamenti e accelerazioni sconvolti dalle scosse telluriche delle chitarre di Lorenzo e Carlo, la partenza è lenta e il finale esplosivo, irregolare, ustionante. È l'introduzione perfetta a quella che sarà l'atmosfera alienata, tormentata e dissonante dell’intero album.
Gli intrecci chitarristici si fanno puliti e rilassati in La foresta imbalsamata ed eguale pulizia e ordine tornano anche nella successiva Lenta in D, per poi esplodere in vagiti di noise frenetico in La congiura delle polveri dove ritroviamo stop'n'go precisissimi.
La sesta traccia, Supernova, è percorsa da un impetuoso fremito batteristico su cui vengono costruiti dissonanti e ripetitivi fraseggi strumentali, rabbia hardcore e contemplazione post-rock.
L’album si chiude con Il codice di Dresda e tutto diventa così imperscrutabile, concettuale, distante. Atmosfera funerea e straziante.

Clov

giovedì 22 settembre 2011

Datura stramonium - 제목

Etichetta: autoprodotto
Genere: avant-rock, noise

제목 è rumore nero, è un’illusione pulsante e magnetica, qualcosa di scintillante e torvo, un continuo saliscendi di umori e suoni mutevoli nel tempo (la sola Kebisingan, ad esempio, poggia su ritmiche assai divergenti).
Con Datura stramonium si suda come conigli e ci si sofferma sui particolari più bizzarri, collassando come una supernova nel finale.
Field recondings strappati a sontuose e caotiche metropoli, anagrammi compositivi, voci campionate che come onde calde tessono l’indefinibile tela dell’opera, un intrico di voci e strumenti pressate le une sugli altri, ostinate e ossessive, che non finiscono mai.
Detto questo è superfluo soffermarsi sui singoli pezzi: ogni porzione dell’album è una diversa declinazione della dicotomia tra melodie nascoste dal rumore e basi musicali solide, tra eterogeneità e schizofrenia.
Il rischio è di perdersi in un labirinto di svolazzi elettrici, sample corrosivi e alienazioni assortite. Ma è un rischio che siamo disposti a correre.

per il download dell'album: www.mediafire.com/?49kjfxvpdi20pcc
Clov

venerdì 16 settembre 2011

Obake – Untitled


Etichetta: RareNoise records
Genere: grind, metal

Monolitici, possenti e atmosferici, la giusta dose di colore e varietà con intrecci di chitarre e continui cambi di scena tra un oceano di distorsioni e piccole parentesi di delicatezza.
Gli Obake sono la nuova creazione di Massimo Pupillo con l’incontro delle chitarre di Eraldo Bernocchi, la batteria di Balazs Pandi e la voce di Lorenzo Esposito Fornasari: un’operazione abbastanza riuscita che rifuggire dai clichés di quel jazz-metal che Massimo Pupillo ha contribuito ad inventare con gli Zu, per un'alchimia stimolante ottenuta trasponendo certe frange del metal nel linguaggio del doom.
Questo disco sembra inasprire i toni con un suono violentissimo, ma allo stesso tempo snellisce le eccessive dilatazioni attraverso escursioni nelle tetre lande stipate oltre il metal, oltre il grind-jazz, l’alterazione psichedelica, inquietudini progressive e accelerazioni sludge.
Veri assedi sonori come Human genome project o Destruction of the tower, si susseguono ad altri brani come The end of it all, Ponerology e Grandmother spider, un profluvio di tecnica e ispirazione di gran pregio, tanto originali quanto versatili, curati in ognuno dei loro mille dettagli con soluzioni tecniche sempre singolari e audaci.

Clov

lunedì 12 settembre 2011

Lemmings - Teoria del piano zero


Etichetta: La Grande Onda, MalaTempora
Genere: pop-rock

Sostanzialmente una band che sa giocare bene le sue carte, senza azzardare molto, con piccoli espedienti, piccoli intermezzi da chitarra da brivido, la batteria che è un cingolato di cotone e grande maturità linguistica: virtuosismo tecnico abbracciato a una scrittura pop intelligente ed emozionale.
In La spirale delle formiche la voce di Ra-B (al secolo Emiliano Rubbi) si impone e sembra prendersela con una timida chitarra, per poi passare a Grune linie dove diventa velocissima, tra il gioco di scioglilingua e l'urlo punk, fino a sovrapporsi candidamente a quella di Luna in Laura.
La ritmata e convulsa E così sia ci prepara all’allegro intermezzo di Una risata ci seppellirà strettamente collegata con la successiva Il corso degli eventi, mentre la finale Teoria del piano zero è la conferma che i Lemmings, allontanatisi dalle sonorità che ne avevano caratterizzato l’esordio, si sono riusciti a costruire uno stile del tutto personale, con sprazzi di sana e robusta energia.
Il lattaio e Hiroshima invece pendono su atmosfere malinconiche e sono forse il momento più intenso di tutto il disco, supportato da un testo più intimista e personale.
Un ottima capacità di fare e disfare canzoni in un paio di secondi, obliquità compositiva e vari ganzi tecnicismi in questo bel secondo disco di questa band romana.

Clov

venerdì 9 settembre 2011

Adam frei - Empty music industry

Etichetta: Seahorse recordings
Genere: alternative rock

Gli Adam Frei, al loro album di debutto ma già noti ad un pubblico più attento con il nome di The Afterglow, con questo disco, per quanto la forma sia impeccabile e pure i contenuti non manchino, non riescono però a catturare come dovrebbero.
È un rock tradizionale, tra salmi e invettive (Rat singer, Gossip, Freedom comes), ritmica semplice ed epica, quella chitarra tintinnante e voce passionale. Volumi enfi e muscolari, album fruibile, strutturato su movenze asciutte, agili ed eleganti dal punto di vista squisitamente formale (I’m on, If I were you, Safe song).
Chiariamoci però: trattasi di raffinati esercizi di imitazione, di abilissimi falsi d’autore, non un guizzo che possa definirsi realmente folgorante, ma tanto mestiere ed una profonda cultura musicale. Gli Adam Frei sanno scrivere e sanno suonare, e pezzi come To my son, Living for the action e Universal mother non fanno altro che ripetere questo: qualità alta del suono e delle sue sfumature, composizioni sempre ben assemblate e molto curate, placide ballate dalla grana più acustica.
Nulla di granché originale, ma fatto davvero per benino, con un certo qual talento melodico, un bioritmo compositivo invidiabile ed un’indubbia efficacia linguistica.
Questo, dunque, può indiscutibilmente rappresentare un limite fin troppo evidente. Così come un motivo d’interesse…a voi la scelta.

www.adamfrei.net
Clov

martedì 6 settembre 2011

Cannibal movie – Avorio


Etichetta: Sound of cobra records
Genere: avant-rock

Ecco una band che sfugge alle etichette. Si può dire che i Cannibal movie, duo formato da Donato Epiro (www.donatoepiro.bandcamp.com) e Gaspare “Lemming” (www.lemmingrecords.blogspot.com, www.myspace.com/bogonginaction), cadano sotto l’amplissimo ombrello dell’avant-rock; eppure ridurre a due parole la loro proposta rischia di mortificare il respiro eclettico dell’operazione.
Il disco è decisamente cupo, paranoico e ossessivo, su un letto di nevrosi e ossessioni, apice dello squallore allucinato di cui si nutre la loro musica (Teste mozzate, Mangiati vivi, Django). C’è sotto un tormento isterico che sembra essere destinato ad esplodere da un momento all’altro, come se le canzoni fossero sul punto di dare di matto. 
E questo tipo di tensione ne fa un progetto di non semplice comprensione.
Se uno però continua ad ascoltare questi pezzi ad effetto dai contorni spettrali, melanconia, ostica bellezza, distorsioni pantagrueliche, musica delirante e derealizzata, si ritrova immerso fino al collo in giungle tropicali con regole arcaiche, nutrendosi di carne umana e gore sfrenato.
Non c’è tempo da perdere, stanno venendo a sbranarci.

Clov