Genere: pop, indie folk, ultrapop
Calma musica, tranquilla e calda, che per quanto mi è estranea, ha comunque per me una segreta attrattiva. Il pop (l’ultrapop) mi è sostanzialmente antipatico, ma con la sua gaia rusticità, in questo disco colpisce anche i miei istinti, alitando un’ingenua sensualità.
Metà di questa musica sembra burrosa, troppo zuccherata e grondante di sentimentalità, l’altra metà è selvaggia, capricciosa e robusta, eppure le due parti si accordano ingenuamente e perfettamente, formando un intero.
Le traiettorie melodiche sono semplici, i timbri sinuosi, il nitore stilistico dei due sax (tenore e contralto), un clarinetto ed un canto fluido. Le canzoni sembrano dilatarsi e diventare delle piccole e variopinte sinfonie, l'architettura musicale non si regge per niente sulle chitarre, che in questo Ep non sono state nemmeno sfiorate, ed il tutto raggiunge nuove altezze nel nitido e nel sobrio.
Tra tutte, ascoltare la dolce ballata dai tratti morbidi e acustici di 1958 (Fred Bongusto) e la psichedelica chiusura di Dedicated to Wyatt but Wyatt wasn't listening: che ingrato.
Clov
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