Genere: sweet-pop
Un incrocio di umori e momenti che cercano di fare da impalcatura alla voce di Giovanni Scuderi, che fino all’ultima traccia finisce per risultare troppo infiacchita e ripetitiva con quelle inflessioni nella voce messe sempre negli stessi punti, una poetica a volte poco precisa, forzata (Franti), da digerire lentamente. Troppo italiana direbbe Stanis La Rochelle.
Eppure non è un disco da usare come piattello per le Olimpiadi, le idee ci sono, l’impegno e la cura per gli arrangiamenti pure, con aperture orchestrali che rievocano brani epocali (Glicine, Roman Polanski).
Canzoni in cui domina la lentezza e l’ampiezza (Praga, Questo giorno il prossimo anno), melodie dolcissime, un po’ malinconiche, un po’ sognanti, ninna nanne consolatorie verso un amore finito.
Sarebbe potuta essere la consacrazione a loro dovuta, dopo dieci anni di attività, invece ci dobbiamo accontentare di una, purtroppo piccola, maturazione.
Clov
Nessun commento:
Posta un commento