Genere: dark wave
L’associazione in un’unica immagine di due
termini che rinviano a sensazioni distinte, a sfere sensoriali diverse (come rispettivamente
udito e tatto, olfatto e gusto, e così via), che unisce musica e immagine,
viene chiamato legame sinestetico. Immergersi in un suono, soprattutto se ad
alto volume, lo rende corporeo, percepibile.
Questa liaison ha da sempre suggestionato
e ammaliato i musicisti.
Basti pensare al compositore francese Claude Debussy
che, fra il 1901 e il 1907, compose la serie di suite per pianoforte chiamate Images,
immagini appunto, che lo portarono ad essere definito un impressionista, come
gli esponenti della corrente pittorica.
Con l’avvento del supporto fisico che
accompagna la musica, il rapporto tra queste due arti si è andato ancora di più
contaminando fino a diventare un vero e proprio rapporto funzionale: l’arte
diventa applicazione della musica e la band la rappresentazione musicale dell’arte
e delle installazioni dell’artista (la banana di Warhol, l’uomo in
fiamme di Wish you were here, o la copertina-manifesto di Go2
degli XTC).
Così le immagini possono immortalare l’essenza
di un genere e la sua rappresentazione, eternare un’icona promuovendola a mito,
o slegarsi in maniera violenta dalla musica.
A volte si ha l’illusione di conoscere il
contenuto del disco solo guardandone la copertina.
Come con questo primo lavoro dei Red
Mishima pubblicato per la Swiss Dark Nights il giorno del mio
35esimo compleanno.
Un fiore rosso che è un’esplosione di
quiete, disturbata e controllata (come il seppuku, il rito giapponese scelto da
Mishima il 25 novembre 1970 come gesto di lotta contro
l’occidentalizzazione del Giappone) che ci offre lo spunto per immaginare,
accompagnati dalla musica della band bolognese, l’istante stesso in cui quel
disco ha suonato per la prima volta.
L’album si apre con Oblivion, una
cavalcata dark con un velo di malinconia che senti sincera, per poi sfociare in
una rabbia che sembra implodere, soffocata tra i denti (Tomorrow’s death e
Marion). Attitudine per suoni spigolosi, voce dolce e distante sommersa
da strati di chitarre stranianti e volubili, nervose bizze elettriche e una
grande passione per la melodia (Beyond the mirror, Crystal forest), ossessioni
più che canzoni d’amore (Seppuku of love) e interessanti tessiture
strumentali, tonalità cupe, spettrali, drammatiche e marziali attraversano
questo loro lavoro.
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