venerdì 31 dicembre 2010

Il Cristo fluorescente - Brave new world (modern music for human derelicts)

Etichetta: Politicide, Second family, Kreatonika
Genere: elettronica, post punk, new wave

Pensate a questo disco de Il Cristo fluorescente come una piñata messicana: la rompete e ne viene fuori di tutto, dall'elettronica claustrofobica al new wave, dal post punk alla musica concreta. E che ci crediate o meno, questa fiera di generi viene manipolata a dovere, sfilacciata, e tra synth, bassi, chitarre, noise puro, loop, trombe e "tanta robba", finisce per offrire all'orecchio una formula aliena, bellissima. Ed il caro Cristo fa tutto da solo, o quasi.
C'è sotto un tormento isterico che sembra destinato ad esplodere da un momento all'altro, come se le canzoni fossero sul punto di dare di matto.
Se uno gli da troppo ascolo e fiducia, continuando ad immergersi in questa purea di basi minimali e voci raddoppiate, finisce che entra nel tunnel in cui abita l'immaginario (malato) del Cristo fluiorescente e, alla lunga, si convince che abbia ragione lui: sperimentazione o rincitrullimento? Ai passeri l'ardua semenza.

Clov

lunedì 27 dicembre 2010

Martin Schulte – Silent stars

Etichetta: RareNoise Records
Genere: ambient, elettronica

Dopo quattro album ufficiali, numerose collaborazioni, net release ed Ep vari del giovane Martin Schulte (nome d'arte del russo Marat Shibaev), arriva, per l'italiana Rarenoise records, il suo quinto album: Silent stars.
Perfetta miscela tra ritmi e melodie, tra suoni e rumori, tra strutture armoniche semplici ed elettronicha fredda e ghiacciata, minimalista e d'avanguardia.
La sua ricerca passa anche per trovate eccentriche e spiazzanti, come la litania 911 o The fog.
Ma la sensazione finale è che si viaggi su mari già navigati altrove, un pugno di melodie scarne e rumori sottili, appiattiti dal ripetitivo uso dei 4/4, che impediscono, anche se per poco, di restare a bocca aperta.
Un album comunque caro per gli amanti del genere. Un disco di transizione, alla volta di nuovi orizzonti musicali.

www.myspace.com/martinschulte
Clov

domenica 26 dicembre 2010

Aedi – Aedi met Heidi

Etichetta: Seahorse records
Genere: indie-rock, alternative  

Difficilmente se non si ha alle spalle l’ascolto di almeno un paio di dischi di Bjork e qualcosina delle Cocorosie, si riuscirà ad andare oltre la terza traccia di questo Aedi met Heidi. Infatti, l’evocativa voce di Celeste Carboni potrebbe sembrare pletorica, pesante o ripetitiva per i 40 minuti di questo disco. Ma a noi ste voci capaci di trastullarsi dolcemente prima di improvvise escursioni di registro, ci piacciono eccome.
Il modus operandi degli Aedi è la ricercatezza musicale e questa strana formula di pop, in bilico tra tradizioni rock classiche e avanguardia, capace di appassionare al contempo gli abituè delle discoteche “alternative” ed i cultori dell’indie-rock.
Merito di brani sempre potenti e immaginifici, sensuali e ammalianti fin dalle prime note.
Ascoltare per credere la filastrocca iniziale di Easy easy tale, l’upbeat di She is happy (bellissimo il video ad opera di Marco Modafferi, Francesco Tortorella e Davide Marchi) la soffice Peter and Clara o la ballata sinuosa di Heidi.
Un disco a suo agio sui più svariati versanti musicali.

Clov

giovedì 23 dicembre 2010

Tre allegri ragazzi morti - Primitivi del dub

Etichetta: La tempesta dischi
Genere: dub, reggae

Se con Primitivi del futuro il trio di Pordenone ci ha piacevolmente dimostrato di saperci fare anche con i ritmi in levare e suoni più caraibici, con Primitivi del dub concludono perfettamente l’intento di avvicinarsi ed abbracciare culture e sonorità non proprio affini al punk-pop che ha reso celebre il power-trio guidato da Davide Toffolo.
La prova è ben riuscita anche questa volta, grazie ancora alla collaborazione di Paolo Baldini e l’Alambic conspiracy, e la presenza di diversi artisti del panorama reggae/dub italiano come Mama Marjas o Rankin’Alpha, con cui i Tre allegri ragazzi morti hanno rivisitato i brani del precedente album.
E se Primitivi del futuro lasciava un messaggio preciso a chi avesse voglia di andare un po' più a fondo della cosa mentre muove bacino, fianchi, sedere e tutto il resto, con questo lavoro i testi sono a tratti “sacrificati”, come la miglior tradizione dub vuole, lasciando più spazio alla musica.
E dunque Mina, Righteous dub o Re-make dub, solo per citarne qualcuna, sembrano fatte apposta per ballare, sfogarsi, strusciarsi e viaggiare.

Clov

mercoledì 15 dicembre 2010

Piermatteo Carattoni – Pagine strappate

Etichetta: Pms studio
Genere: cantautorato, pop

“Buonasera a tutti” dice Maria de Filippi, “questa sera sapremo chi sarà il vincitore di questa nuova edizione di Amici. Da un lato abbiamo il vincitore indiscusso delle scorse edizioni, la voce nuova della vecchia musica italiana, in pantaloncini blu e dal peso di 158 libbre (circa 71Kg), signori e signore: Giangianpaolo Debelvoiss. Al lato opposto lo sfidante, il cantante, musicista, autore e disegnatore, pantaloncini rossi e appena 150 libbre (fatevi voi la conversione in chili): Piermatteo Carattoni”.
Grandi applausi, la gente è visibilmente in ansia, la suspense altissima, la tensione si taglia con un grissino. Rullo di tamburi, squilli di trombe, assoli di chitarre e peti infuocati.
“Il vincitore è…Piermatteo Carattoni” urla la de Filippi.
Le giovani ragazzine in studio cominciano a strillare la loro gioia e strapparsi la chioma a ciocche di 79 capelli per volta, qualcuna piange, due lassù sono svenute, la Maria nazionale, nell’angolo, si gratta le palle aspettando che il delirio incomprensibile si quieti.
Solamente 27 minuti dopo, grazie soprattutto all’intervento della polizia che ha dovuto menare per far calmare la gente fuori e dentro lo studio (bilancio: 41 feriti tra i giovani, evidentemente appartenenti ai centri sociali ha commentato in seguito Emilio Fede, ed un poliziotto con un polso slogato), la pace torna al Teatro 5 di Cinecittà e Piermatteo Carattoni (PMC) può finalmente salutare il suo mare di fans.
Con la sua fedele chitarra acustica in spalla ci propone Romanza e, data la vicinanza del Natale, Babbo natale esiste, due perfette canzoni in stile cantautorale italiano: voce melensa, rime zuccherine, affettuosi accordi e tanto ammmmooore.
Isteria collettiva, la massa chiede il bis, una scena del genere nel Belpaese si era vista solo nel 1965 quando i Beatles fecero un mini-tour italiano, l’unica volta che suonarono da noi. Carattoni non si scompone, torna sul palco e, imbracciata la sua fedele amica, comincia a fare un semplice giro di accordi. Il pubblico la riconosce quasi subito, è Pagine strappate, la morbida ballata che da il nome al suo album. Il finale è un tripudio di emozioni, il cantautore è costretto a fuggire scortato, il Teatro è distrutto, tutti vogliono un pezzo di storia, a testimoniare che “io c’ero” la notte in cui la musica italiana ha fatto un ulteriore passo indietro facendo si che non cambiasse nulla.
“Buona notte a tutti” dice Maria de Filippi. E partì la pubblicità.

Clov

martedì 14 dicembre 2010

The unsense – Il pifferaio di Pandora

Etichetta: autoprodotto
Genere: alternativo, psichedelica, rock

Il pifferaio di Pandora è un album poliedrico, variegato, adattabile a diversi tipi di orecchio…ce n’è per tutti i gusti.
Se Contact me vira verso atmosfere più melodiche che ricordano i Talking heads, con la terza traccia si arriva subito al fulcro dell'album. Infatti, con Ritornerò e brucerò, la chicca dei The unsense, la band combina perfettamente la voce disperata su un testo commovente con melodie suggestive, la marziale batteria con la dolcezza di un inserto di violino, mentre London track, canzone dai ritmi ossessivi e isterici, sembra quasi un ritorno al sound irruento dei System of a down (e qui la voce di Samuele Zarantonello sembra proprio un distillato di Toxicity).
In The bitch song por Dios si riprendono le maestose atmosfere, avvolte da chitarre tenebrose e da uno spleen decadente e malinconico tipico dei newyorkesi Interpol, ed il blues di LA blues acquista toni allegri quasi a voler simulare un intermezzo "leggero", subito prima dell'accoppiata di marca più "rock’n’roll" rappresentata da My new direction e la conclusiva Il pifferaio di Pandora.
Stupenda la ghost track: un arrangiamento ancora più aggressivo, elettronico e danzereccio di London track.
La copertina è di Corrado Roi, storico illustratore di Dylan Dog.

Clov

sabato 11 dicembre 2010

Alcool etilico – Alcool etilico

Etichetta: Enzone records
Genere: rock, cantautorato, pop

Sono siciliani di Lipari (e verrebbe da dire, beati loro) e suonano insieme dal 1996. Così recita la cartella stampa degli Alcool Etilico e finisce che in qualche modo ti aspetti un lavoro perlomeno ragionato, frutto di quasi 15 anni di esperienza comune. Ci rimani male quando ti accorgi che è tutt‘altro, questo disco, prova acerba e davvero poco riuscita sia nella forma che nella sostanza.
L’idea sarebbe quella di battere la formula del rock tradizionale, con reminescenze seventies, con incursioni cantautoriali e vaghi ammiccamenti al rock alternativo di casa nostra. La realtà è un disco approssimativo nei suoni, con arrangiamenti incolori e un cantato con più di qualche difetto di intonazione, e assai poco incisivo nella scrittura, che negli episodi più accettabili evoca lo spettro dei Negramaro. Il che è tutto dire.
Ma la pecca più imperdonabile resta una pressoché totale mancanza di una direzione forte. Invece, poche idee mal declinate, resta poco o nulla da salvare. Così come, per quanto ci riguarda, non resta più nulla da dire.

Carlo Ace Venturini

mercoledì 8 dicembre 2010

Madame lingerie – D’amore, soldi e vendetta

Etichetta: autoprodotto
Genere: new wave, rock, alternative

Un disco che prende le mosse da oscurità wave, sferzate chitarristiche, ritmiche post punk e galleggia in bilico tra presente e passato, più o meno recente, come fossero figli inattesi di Interpol e Teatro degli orrori.
Si parte con l’assalto massiccio e nichilista di Più niente, che mette in campo nel modo più efficace le qualità della band romana. Da qui alla fine non si raggiungono più tali vertici di urgente emotività. E sì che se così non fosse, si parlerebbe di esordio folgorante, in barba alla evidenza dei modelli di riferimento.
Rimane senz’altro un buon disco, sia chiaro. Si elevano le chitarre sorprendentemente shoegaze di Hollywood e l’orecchiabilità elegante di Disco inverno, si sente altrove la carenza di soluzioni minimamente eterogenee.
È impossibile non soffermarsi sulla vocalità smaccatamente alla Capovilla, più croce che delizia di un disco che forse avrebbe richiesto altro, al fine di evidenziare una personalità che stavolta rimane un po’ celata sottotraccia.
Strepitoso l’artwork, a guisa di necessaire da barbiere.


Carlo aCe Venturini