Genere: classic-rock
I Nobody on stage, al loro primo Ep, sono un gruppo giovane, in cui i componenti sono tutti nati nel ‘90 (ed io che credevo che dopo il 1989 non fosse nato più nessuno), una band che evoca il consiglio supremo dei maestri degli ultimi ‘50 anni, senza mai perdere identità.
Roll in the city potrebbe essere un misto tra una rivisitazione moderna del “viaggiatore” di Iggy Pop ed il rock decadente di Lou Reed, con un tono più narrativo che lirico, ballata sfocata tra dramma e dolcezza.
Ordinary day e Birtday under bombs sono invece caratterizzate da un sound eccentrico e spiazzante che pesca un po’ ovunque, dai travolgenti ritornelli di un giovane Chuck Berry, alle melodie frizzanti dei Prefab Sprout, fino al pop dal sapore retrò dei Divine Comedy.
Con Drag me out si passa ad un blues rock intenso e intransigente alla Rolling Stones: imitatissimi riff, animalesca vocalità, battiti asciutti e puntualità inesorabile del basso.
Infine The night passa tra toni soffusi e slanci furoreggianti, con coordinate musicali del tutto atipiche per il sound “indie” che domina le scene musicali di questi anni, per terminare in un lungo e sfibrante assolo finale di cui si poteva (o si sarebbe dovuto) fare davvero a meno.
Un disco che “puzza di vecchio”, certo, ma una vocazione ritmica che, se ben sfruttata, potrebbe regalarci in futuro qualche preziosa perla.
Clov
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