Genere: elettroacustica, sperimentale,
Il progetto Mathì nasce a Napoli, ma poco conta la contestualizzazione geografica laddove l’ispirazione pare così tanto legata a una realtà immaginifica o, come dicono loro stessi, quasi “metafisica”. Un approccio poco mediterraneo che mostra più di qualche assonanza con il mondo incantato disegnato dai Sigur Ros. Un approccio, in ogni caso, assecondato da coerenza marmorea e personalità già ampiamente definita, per quanto sfumata.
Solo 4 le tracce in questo ep d’esordio a declinare un rock dalle cadenze soffuse e dilatate (Due lune), cullanti e intrise di sentimento poetico, per così dire (Cuore di fata). Come dei Marlene Kuntz deprivati del sostrato noise e di una certa dose di spocchia, i Mathì si dimostrano capaci di costruire atmosfere sottili ma immediate al tempo stesso, in cui l’ago non smette mai di pendere verso l’“emotività”.
Gusto e misura negli arrangiamenti fanno il resto, col risultato di un lavoro che evidenzia una band già matura e pronta a farsi largo. Senza sgomitare, con dolcezza.
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