Genere: alternative rock
I Vandemars propongono un ibrido tra melodie pop e i ritmi frenetici del rock, non appartenendo ad un genere musicale prestabilito, ma richiamando, al tempo stesso, i vocalizzi acrobatici che si inerpicano su un muro di chitarre dissonanti, che ricordano i tempi migliori degli irlandesi Cranberries, puro rock sognante alla Bjork, con tutti i suoi sentimenti ed umori più tormentati, e quella sorta di commistione tra recitazione free form e musica, tipica di Patti Smith.
Blaze vede la partecipazione artistica di Stefano Bechini e Paolo Benvegnù, per una line-up di qualità, cui si aggiunge un accurato lavoro in sala di registrazione, all’Entropya Studio di Gabriele Ballabio. Basta ascoltare l’iniziale My cage o L.L., e le successive Come out e Send it per farsi un’idea.
Come già detto dunque, grande rock e potenza di chitarre scivolano feroci addosso durante l’ascolto, ma non solo. Tra i dodici brani sono presenti anche una manciata di ballate tenere e intense, come l'intimista Victim la dolcissima Tic tac e la toccante Naked and pure, dove la voce è bella e potente, con un inizio malinconico che sul finale, al massimo, ringhia.
Ma anche invettive rock di straordinaria vacuità che incespicano su un pop retrivo, dove il gruppo resta sullo sfondo, assecondando il canto della sua musa (A circle for me, It’s mine it’s yours, One of your dreams), che finiscono per appesantire quello che poteva essere un ottimo disco.
Clov
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