domenica 19 giugno 2011

Matteo Malquori – Il gioco analogo


Etichetta: autoprodotto
Genere: cantautorale, folk-blues

Il gioco analogo è il disco d’esordio di Matteo Malquori, un album che, come lui stesso lo descrive, “racconta le storie quotidiane, fatte di gente comune che sbarca il lunario, la voglia di puntare un occhio vigile dove la gente volta lo sguardo”.
Malquori e la sua band riprendono i blues aspri e deliranti di Tom Waits e le "chanson" jazzy di Paolo Conte, trasformandosi in fantasiosi tessitori di racconti (Bloody Mary blues, Chanel) mentre in più di un momento rischiano di cadere in un noioso dejà vu, ricordando una copia poco aggraziata del già poco aggraziato Vinicio Capossela, in strani sberleffi timbrici tra il circo e l'osteria (Una volta da piccolo, Alcool e cartoni).
Infatti, le sue composizioni migliori risultano essere Vai via o Il profumo, quelle in cui meglio si esprime la vena poetico-umoristica del cantautore toscano, dove Malquori immette maggiore varietà narrativa, riuscendo a creare suggestive immagini come fossero istantanee di un film di Fellini.
A mio parere un bellissimo disco incompleto, e come ogni disco incompleto che si rispetti, non mancano punte di alta levatura. Le due elegie, i due incroci di passione e disperazione che sono Monedita e Oh Lord ad esempio, in cui si distillano umori mesti e malinconici. 
Infine le pirotecniche note della finale Sul balcone non fanno altro che aumentare l'amarezza per ciò che poteva essere e invece non è.

Clov

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