Genere: indie rock
Sono siciliani i Marlowe ed hanno alle spalle unaproduzione corposa, fatta di un Ep e altri due album. Non sono di primo pelo dunque, eppure fin qui c'erano sfuggiti. Un peccato si direbbe ascoltando Fiumedinisi, loro quarto lavoro di studio.
Colpa nostra, certo, ma anche di un apparato critico e industriale ormai incapace di operare un filtro credibile tra le innumerevoli uscite discografiche che affollano il nostro mercato. In uno scenario del genere ci sta che qualche innocuo sassolino venga spacciato per pepita e che, viceversa, qualche pietra preziosa rimanga sepolta chissà dove.
Artefici di un rock cantautorale scuro e crepuscolare, i Marlowe sono una band di valore. Lo dimostrano un sound fortemente espressivo che coniuga tinte noir, bordate noise e liquide chitarre shoegaze, con un cantato in lingua madre portatore della migliore tradizione nostrana (si senta la meraviglia "battistiana" di 2 Maggio).
Pensate a dei Marlene Kuntz privati di spocchia, o degli Ulan Bator con sensibilità mediterranea. Non siamo troppo lontani.
Elegante senza essere algido, Fiumedinisi è un lavoro di carezzevole ipnosi, ben scritto, ottimamente arrangiato, testimone di una band matura che conosce i propri mezzi.
Per quanto ci riguarda e per quello che serve, facciamo ammenda di averli fin qui ignorati.
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