Genere: alternative rock
Difficile descrivere un disco che ha
poco di innovativo ma che senza dubbio è di alta qualità.
I Brahaman
mantengono una linea che passa dalle sonorità vintage del rock alla canzone
d’autore, e che li ha fatti arrivare a calcare numerosi palchi in Italia con
ottimi consensi di pubblico e di critica, ottenendo anche un sostegno da parte
di Radio1 Rai. Due Ep alle spalle (Diecilire e Il nero batte tutti) e un manifesto d’intenti portato avanti sin
dalle prime opere: inquiete melodie in cui si innestano testi profondi,
racconti di vita, tristemente note stragi (‘92,
brano sulla strage di Via D'Amelio) e problemi generazionali.
Si annusa del rock “alternativo”
nell’aria, e la partecipazione di Manuel
Agnelli in Superbia ne consolida
il profumo. Riecheggiano le lente ballate folk Lanegan-style, qualcosa
dei Wilco, momenti pop alla Coldplay, schitarrate mangia-scena
alla One dimensional man.
Un ascolto solo è stupido per
comprendere a fondo questo disco, che rischia di essere catalogato come
l’ennesima arruffianata rock, bisogna avere pazienza. Se poi continua a non
piacervi potete tornare ad ascoltare i Mercury
Rev.
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