Genere: punk garage, indie
Arrabbiati come impone la loro carta d’identità, ma anche ironici e scanzonati dove serve, si presentano sull’immaginaria scena indipendente italiana con un disco, il loro primo disco, ben suonato e curato, promettendo davvero bene.
L’album di esordio, al primo ascolto, verrebbe da definirlo come il prodotto dell’ennesima giovane indieband stufa delle sonorità dancefloor tanto in voga in questo momento, e votata al chitarrismo estremo. Ma l’impianto sonoro non è mai banale e l’orecchio viene subito catturato dalla potenza ritmica dei brani. Questo non vuol dire che l’aspetto melodico sia trascurato, anzi, viene esaltato dalle linee vocali e dalla scelta di usare un bellissimo e carnale piano in Black Jesus a metà disco, e sull’intima Vite splendide. Per poi tornare al solito album tirato al massimo, che odora di polvere da sparo e facce sporche, con i pezzi affinati e incastrati alla perfezione, fino al bellissimo blues di Denti storti, un improbabile scontro tra Tom Waits e Captain Beefheart.
I Rashomon (nome preso in prestito da Akira Kurosawa) sono riusciti a impastare, tranne in alcuni sporadici casi, una miscela fresca e divertente di punk e garage rock’n’roll, infilando azzeccati riff risoluti e sfoggiando un’interessante varietà ritmica.
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