Etichetta: autoprodotto
Genere: stoner, grunge, punk-rock
I suricati
sono delle piccole manguste grandi al massimo 30cm (coda esclusa) tipiche dell’Africa
meridionale. Siccome la mia conoscenza di questo simpatico animaletto si limita
a questo e non conoscendo la statura del trio veneto, suppongo che la scelta
del nome non sia un riferimento alla lunghezza verticale di questi mammiferi. Così
inizio la mia ricerca consultando Wikipedia e la pila di National Geographic
ammuffiti che i miei vicini hanno lasciato su una graziosa libreria sul pianerottolo
del mio palazzo, mentre Don’t listen and
drive! esplode dalle casse e martella sui muri (per la gioia dei suddetti
vicini). Scopro che i suricati sono
animali che vivono in gruppi molto spesso guidati dalle femmine della specie
(fanculo Pillon), queste coordinano i lavori per scavare tane e cunicoli,
procacciare cibo, gestire i turni di “babysitting”, un compito durissimo che le
porta a non mangiare anche per 24 ore e, in caso di pericolo, sacrificare la
propria vita per salvare i cuccioli.
Un animale cazzutissimo e iperattivo
capace anche di ingaggiare lotte sanguinose contro altri animali o “gang rivali”.
Hardcore puro.
Nomen omen direi, ascoltando questo disco.
Ogni brano dei Surikate ha qualche trovata che lo rende intrigante (come la vita
degli animaletti) pur mantenendo una forma facilmente riconoscibile e
riconducibile ad un genere stabilito, scavando cunicoli nell’underground noise
ma tornando su una familiare e “tranquillizzante” scossa stoner. Una miscela di
colpi, spinte e strattonamenti, che danno forma a quanto spesso si vorrebbe
definire morto, schiacciato dall’indie mainstream ed i suoi fottuti artisti
tutti uguali.
L’album scorre e non mi sorprendo quasi
più della forza e della creatività sprigionata da questo trio, resto in attesa
dell’ennesimo brano pugnoinfaccia che puntualmente arriva. E mi piace questa
manciata di energia lanciata sull’ascoltatore.
Suonare al massimo volume, suggerivano un
tempo alcuni album di musica rock. Fareste bene a fare lo stesso oggi.
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