lunedì 20 maggio 2013

Ian Vincent – Unalaska


Etichetta: autoprodotto
Genere: dream pop

Unalaska segna il ritorno dell’artista abruzzese Giacomo Giunchedi (We were there, 2010) e lo fa presentando un suono pulito, sussurrato, rumori che raramente debordano per invadere l’ascoltatore e dannatamente compenetrato dal lo-fi.
L’album è composto da otto passaggi sonori che si sviluppano servendosi della classica forma canzone anche se dilatata e arricchita di spazi intermedi. La cigale ci immerge sin da subito, comodamente, nelle organizzate atmosfere pacate dell'album, ma questa è soltanto la punta dell’iceberg. Subito dopo una Laughable creatures che dipinge un album intriso di sofferta passione e decadente malinconia, per proseguire poi con Dragonfly song, maestosa sintesi di musica d’ambiente e pop vintage.
Somewhere else, seriosa, deborda di arrangiamento, Tell it like it is porta ad un punto di non ritorno: riverberi e palpiti ritmici, fruscii e allucinati duelli tra chitarra e voce mentre Being here è un’altra apoteosi di atmosfere calde e carezzevoli. In Australia la voce vibrante ma impastata di follia porta ad una forma di estasi senza precedenti, per finire il tutto con Eastern plastic in cui non si fa più distinzione tra elettronica, percussioni miste, beat, archi, fiati e voci.
Dopo ascolti ripetuti, Unalaska suona imponente e importante pur rimanendo fedele al minimalismo che ha sempre contraddistinto il suo autore.

Kamtchatka

Nessun commento:

Posta un commento