Genere: jazzcore, funk
Se avessi un'astronave tipo X-Wing altro che Guerre Stellari, svolazzerei con gli Atomik Clocks a palla.
Dopo Magdan in Charleroi (Hysm? 2011) tornano i nostri amati fiorentini con nove pezzi tirati e compatti, accompagnati da spigolosi rumori opera dell'onnipresente Stefano Spataro che si è occupato anche dell'artwork del disco.
Death funk mixa suggestioni polverose, elettronica siderale, sassofoni killer ed esotici tocchi alla Zappa, con l'attitudine di chi non ha bisogno di molto per sopravvivere.
Un esempio su tutti: inferi fonk/minciampooh, un viaggio lungo solo 4 minuti ma fatto di basi sorprendenti e spessissime, ritmo incessante, distorsioni crude che riescono comunque a far dondolare la testa. Meno fisici, più estatici. Sempre bravissimi.
Aspettando di sentirli dal vivo, per ora via nell'iperspazio.
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