Etichetta: Seahorse Recordings
Genere: indie rock
L’attenta Seahorse Recordings non si è lasciata sfuggire il lavoro d’esordio
dei Disorchestra, pubblicando un
disco dotato di un grande carisma naturale, immerso nella tradizione
cantautorale italiana, i bar fumosi e quel richiamo al rock secco ed immediato,
pericolosamente pop, che ricorda gli ultimi Marlene
kuntz.
La voce di Giulio Marino non è particolarmente affascinante ma nel complesso i
brani formano una piacevole creazione ragionata, un insieme armonioso di composizioni,
con la sensazione che ogni singolo episodio sia stato composto in relazione con
l’altro, nel tentativo di narrare una storia.
A
stare muto
è caratterizzato da forti accenti post-rock su un intreccio di esplosioni e
rilassamenti continui. E cosi continua per un po’ il disco, canzoni semplici
costruiti su una base essenziale, su arpeggi trascinanti e ripetitivi, al di
sotto dei quali si dilata il suono di una batteria che tenta di spingere più
che può (Cabaret rivolto e Senza voce). La cullante Che fine ha fatto John Cazale o le più
ritmate Si (ero) vero e La camera elettrica rendono i Disorchestra una band capace di costruire
pezzi tanto tormentati quanto apparentemente semplicissimi.
In definitiva non c'è un brano debole in
Umano disumano, ma non ce n'è uno che
spicchi particolarmente. Semplicemente 13 tracce pure, semplici e sincere. Un
discreto debutto.
Clov
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